BDSM E MUSICA

Alex Cavani su Shiva produzioni, scrive:

BDSM e musica, un binomio che esiste da decenni, ma che ha la sua svolta decisiva all’inizio degli anni ’70, con la nascita dell’heavy metal.

Personaggi come Rob Halford ed Alice Cooper, band come Kiss e W.A.S.P. saccheggiano a piene mani dall’immaginario BDSM proseguendo un discorso lasciato in sospeso dall’Iggy Pop di “I Wanna Be Your Dog” e prima di lui dai Velvet Underground di “Venus In Furs”, discorso che mette in primo piano il rapporto strettissimo tra musica (estrema) e sesso (estremo).

                   

Fin dagli anni ’50 gli abiti in pelle diventano simbolo di trasgressione e ribellione grazie a Elvis Presley e Gene Vincent, con canzoni rock’n’roll che li vedono protagonisti; poi il punk introduce il vinile nell’abbigliamento e gli accessori da sexy shop, come le manette. Tutto questo senza una chiara conoscenza del mondo BDSM.

È proprio la scena heavy metal a esplicitare orgogliosamente le proprie influenze e a dare il via a una serie di evoluzioni che vedranno il binomio citato sopra espandersi nel mondo musicale in diversi generi e con diverse motivazioni.

Gli anni ’80/’90 infatti sono gli anni del pop e con “Sweet Dreams (Are Made Of This)” degli Eurythmics ed “Erotica” di Madonna si assiste a un cambio di prospettiva: in particolare il videoclip del secondo brano fa scandalo ed è proprio questo che si cerca, la voglia di shockare fa passare la musica in secondo piano e svilisce pian piano il mondo BDSM, ricacciato come un taboo immorale. Diverse pop star iniziano ad abusare di un’iconografia manipolata in modo tale da scandalizzare e questo mostrare il BDSM in modo approssimativo e sbagliato ad un pubblico mainstream fa perdere la forza sovversiva che questo movimento aveva.

L’immaginario BDSM dagli anni ’90 in poi è stato invece pregorativa di certi generi in particolare, legati perlopiù da atmosfere dark ed elettroniche, specie con bacini di interesse specifici (Germania ad esempio): band industrial rock come Ministry, Nine Inch Nails, Genitorturers e Rammstein, personaggi come Marilyn Manson, collettivi techno elettronici come Lords Of Acid e Combichrist, gruppi di metal al femminile come In This Moment e Butcher Babies, per poi andare nello specifico di intere scene come quella porno-grind, martial industrial e harsh noise (programmatico il disco di Merzbow “Music For Bondage Performances” del 1991), sono solo alcuni nomi che possiamo fare per circoscrivere l’impiego del mondo BDSM in ambito musicale. Senza contare ovviamente il pop e le sue icone – Rihanna e Miley Cyrus ad esempio – sempre più mosso dal mostrare “un’immagine del sesso che faccia parlare di sè”, al di là di qualsivoglia ideologia e importanza rivolta alla musica.

                        

Ma arriviamo ad oggi.

Abbiamo parlato di videoclip ed è proprio questo campo che voglio esplorare in questo articolo: in questa piccola selezione ho scelto 11 brani tra il 2009 e il 2015 per vedere come attualmente il tema del BDSM sia associato e mostrato in musica, quali sono state le sue trasformazioni e in quali generi trova maggiore spazio.

Buona visione!

1) Son Lux – Easy (2014)

Cominciamo questa carrellata di brani con l’atmosfera bondage del videoclip della band post rock Son Lux, dall’album “Lanterns”. Le funi sono protagoniste di una breve storia narrata dal punto di vista dell’artista reale Carolyn Weltman, nei panni di sè stessa, mentre ritrae una ragazza legata e sospesa a mezz’aria con la pratica giapponese dello Shibari. Il brano musicalmente è pacato e rilassante, dal mood quasi lounge/chillout grazie agli innesti fumosi di un sax gracchiante che ben si sposa al profondo bianco e nero del video.

2) Porta Vittoria – Guenther Lause Ist Nicht Bekannt (2013)

Le cose diventano ben più esplicite nel videoclip del duo experimental pop italiano Porta Vittoria!

Il tema della doppia vita è al centro di questa escalation di pratiche estreme a cura di Mistress Kristin Syn – trampling, pissing e soffocamento per dirne alcune – rese attraverso la contrapposizione tra bianco e nero e colori, tra passato e presente, il tutto accompagnato da guinzagli, catene e maschere in pelle. La musica si adatta perfettamente al contesto qui presentato, voci e cori tra il sacro e il profano, percussioni e tastiere sensuali, che talvolta strizzano l’occhio a sonorità à la Portishead. Sicuramente il videoclip più estremo della lista.

3Night Club – Control (2013)

Qualcuno ha detto “Blue Monday”? No? Ok, però l’inizio di questo pezzo del duo di Los Angeles autore della soundtrack della serie Moonbeam City ricorda molto l’incipit iconico del brano manifesto dei New Order! Il videoclip in questione è scarno ed essenziale, piuttosto ironico, e mette in scena i membri del gruppo alle prese con due figuri (che sembrano più che altro lottatori di wrestling) armati di maschere in lattice e catene. Carino, anche se la voce “stile Die Antwoord” con autotune finale, che recita: “All I wanna be is the one you control”, rovina il – poco – buono che c’era.

4) Agent Provocateur And Shakespears Sister – She’s Lost Control – Joy Division cover (2010)

Se fate una ricerca casuale tra i brani musicali che da sempre vengono associati all’immaginario BDSM, troverete nel 99% dei casi “She’s Lost Control” dei Joy Division. Da amante di Ian Curtis e dei suoi testi sapere che questo pezzo così carico di ansia ed amarezza, ispirato alla breve vita di una donna che soffriva di crisi epilettiche e a causa di ciò non riusciva a trovare lavoro, viene associato a qualcosa che non lo riguarda minimamente, mi fa innervosire abbastanza. Forse questo è il brano più personale di Curtis, che vide in quella donna una persona con la sua stessa malattia e si immedesimò in lei, fino al giorno in cui seppe che era morta. Senza lavoro. Qui però valutiamo i video e in questa cover (originale, sebbene non eccelsa, ma coverizzare brani così intoccabili è sempre un azzardo) protagonista è la regina del burlesque Dita Von Teese, che si diverte a torturare in diversi modi, tra l’erotico e il demenziale, il – credo – presidente degli USA. Un video comunque simpatico per un pezzo mediocre. Gli Shakespears Sisters rimangono però un gruppo interessante.

5) Omnimar – Sadizm (2015)

C’è un po’ di tutto nel video dei russi Omnimar, trio synth pop dal piglio piuttosto tamarro, che decide di accompagnare questo brano dal titolo programmatico – cercate il testo in inglese per capire di cosa parliamo – con belle ragazze e scene da weird fetish party: frustini, latex, catene, liquidi ambigui, smerigliatrici (!) e cavalli (!!). Il pezzo in sè non è nulla di eclatante, anche se la lingua madre rende l’atmosfera e le parole del testo quasi marziali nel loro incedere quadrato e lineare.

6Devendra Banhart – Foolin (2010)

Questo video non si può raccontare, va visto e basta! Cosa sarebbe successo se nella famosa scena di “sodomia” di Pulp Fiction si fossero invertiti i ruoli? Ecco che qui avrete – forse – la risposta. Da cantautore folk, amato da Michael Gira degli Swans, a rappresentante della scena “New Weird America”, Devendra Banhart qui mette in scena uno scherzo reggae che ruba a mani basse dai Clash (Police And Thieves, che già era una cover del brano omonimo di Junior Marvin e Lee “Scratch” Perry) e lo accompagna ad un video che racconta una storia d’amore e possessione omosessuale con tono ironico e un gusto trash che rende davvero surreale e divertentissima ogni scena.

7) Elyose – Rédemption (2015)

Questo è un bel video! Il gruppo electro/industrial metal francese con questo brano dal sapore più sinfonico (cantato in lingua madre), ci mostra una storia quasi rape & revenge, con un finale aperto e dei bravi attori – su tutti la protagonista femminile, che è anche la cantante – a rendere il tutto più credibile; al centro della vicenda c’è una donna cacciatrice di uomini, che si rivelerà una temibile assassina. Le sue armi? Tuta in lattice, funi e un frustino multiuso.

8) Ordo Rosarius Equilibrio – I M B E C I L E, My Idiot Lover (2010)

Non poteva mancare un gruppo neofolk, più precisamente apocalyptic folk, in questa lista a tema BDSM e quindi ecco gli O.R.E. dalla Svezia, con un videoclip cupo ed un brano goticheggiante che attraverso la metamorfosi di una giovane donna vuole, a mio parere, simboleggiare la morte intesa come ciclica ed eterna fine del sentimento amoroso. Ermetico. Particolarità del video è la produzione a cura dell’italiana Solobuio Visual Factory.

9) Kelly Padrick – Clear (2009)

Il nome di questa cantante americana è legato da sempre a quello di Patricia Chica, videomaker di San Salvador, autrice di tutti i suoi videoclip. In questo caso è Kelly stessa, vestita interamente di latex, a rendersi protagonista di questo brano pop, soffuso e avvolgente, presentando diverse situazioni a sfondo erotico, tra sadomasochismo, dominazione e sottomissione, attraversando – secondo la regista – quella linea sottile tra dolore e piacere.

10) O’Zarathustra – Let Your Dark Side Out To Play (2012)

Questo è il brano più interessante del lotto! Gli O’Zarathustra sono un gruppo rock dalle molteplici sfaccettature, ma dal sound veramente figo; la trama alla base del videoclip parla di un’esperienza estrema andata a male e di un seguente ricatto online che rovinerà la vita di un uomo. Chris Strachan, il regista, non ci mostra praticamente nulla, ma la tensione e l’ansia sono palpabili e il risultato è notevole. Il pezzo si muove tra psichedelia e atmosfere sensuali, con un pizzico di prog e voci à la Black Stone Cherry, decisamente azzeccate. Tutti questi aspetti hanno portato gli O’Zarathustra a vincere l’”International Fetish Film Fest Best Music Video” nel 2012.

11) 30 Seconds To Mars – Hurricane (2010)

Per ultimo il videclip più interessante e famoso in lista: se n’è parlato tanto al momento della sua uscita e qui non poteva mancare il cortometraggio diretto da Jared Leto, con lo pseudonimo di Bartholomew Cubbins. Divisa in tre parti – Nascita, Vita e Morte – la storia qui presentata è leggibile in diversi modi, tutti guidati però dalle pulsioni sadiche ed erotiche dei protagonisti, che vivono situazioni ambigue, tra sogno e realtà (“Questa non è la realtà, questo è un sogno” è la frase che compare all’inizio del video). Il personaggio che sembra guidare le sorti della vicenda è Jared Leto, che apre e chiude la storia riuscendo a vincere ciò che all’inizio lo spaventava. In sostanza il film vuole essere la rappresentazione dei tre percorsi esistenziali/spirituali dell’uomo: autocoscenza, conoscenza del mondo esterno e delle sue passioni e infine mondo ultraterreno; al centro di tutto c’è la dimensione sessuale, che lega le varie situazioni tra loro. L’ultimo dei percorsi sembra però non trovare il proprio compimento, il che, insieme alla conclusione aperta del video, lascia delle ipotesi su un suo eventuale proseguimento. La regia è ottima, la storia particolare e intrigante e per questo il video merita di essere visto. Parlando del brano in sè, ammetto di non essere un grande estimatore del gruppo, anche se qualche pezzo lo apprezzo, ma in questo caso la musica è interessante e godibile. Si nota molto il fatto che la canzone è studiata e sistemata per fare da soundtrack al videoclip, ascoltata singolarmente, specie all’interno dell’album (This Is War), perde un po’ della sua forza. Rimane un bel pezzo e una degna conclusione di questa lista di videoclip a tema BDSM.


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