Vi chiedete che cosa è una mistress, ma la domanda è mal posta e dovreste chiedervi invece “come “e “cosa” non deve essere una mistress, cosa non deve fare una donna per essere considerata tale… e la risposta a questa domanda sfata non solo quelle che sono le caratteristiche caratteriali di un indiividuo, (l’essere algida, empatica, dipsonibile o non, ostile od ostica, misogina, androgina o materna) ma per sfatare l’etichetta che è ormai un luogo comune che poco c’entra con il ruolo di mistress.
Ormai non si può più pensare al cosa recita lo status? Come mi adatto all’etichetta on-line? Basta ancora credere che l’essere mistress significhi comandare e sottomettere un uomo, semplicemente a pagamento, facendo si che egli faccia tutto quello che la mistress vuole nelle forme che più le
aggradano. Essere mistress di “etichetta” é semplicemente utilizzare delle pratiche intese come trasgressive nell’immaginario (frusta, sputi, tecniche di masochismo o umiliazione) per sottomettere lo spelacchiato di turno spesso e quasi esclusivamente agendo nella pratica sessuale.
La mistress di etichetta adotta quindi un comportamento da bambolina robotica di plastica vestita in pelle o latex, magari con delle vene gotiche o giovanilmente dark, ma che non può nemmeno permettersi di sorridere o esternare felicità perchè nel suo piccolo, ma comune, immaginarla è dritta, nervosa con lo sguardo combattivo…ma così facendo assomiglia solo ad una delle tante ragazze da lap dance.
Certo è d’obbligo vestire come una vampira o un donna che nell’immaginario comune maschile detta le regole della misoginìa…lei arriva con il suo tailleur nero o grigio, rigida ed ermetica come una maestra severa ma zitella o, peggio, arriva con una tuta di latex aderente, o con stivali a coscia alta e minigonna spesso sgraziata con unghie affilate e taglienti, o con lunghi
vestiti di seta neri o anche vestita da uomo… miserabili cineserie.
Questa è l’immagine della mistres che transita in rete e nella realtà, il danno dei fumetti di Crepax, di Diabolik e di Satanik.
Ma la vera mistress lo è dentro e non la si può riconoscere dal dresscode, l’atto del dominare non è dato dall’uso di un determinato atteggiamento, un modo di vestire o di porsi. Chi è dominante lo è anche in jeans e maglietta.E sopratutto la dominante non domina per scopo sessuale. La vera dominante è guida di vita.
Il prototipo è una dominante sorridente e feroce la cui immagine non svilisce ciò che è, ma invece conferma che l’essere mistress è un condizione interna che esce, ma va posseduta o è inutile ostentarla usando degli angoscianti luoghi comuni.
C’è tanta imbecillità in rete da stancarsi, tutto esibizionismo ed
eccentricità fatti passare per dominazione, volgarità scambiata per
attitudine.
Guardare la spettacolarizzazione di una robot di gomma su un palco, in un locale fetish o nella vita, non da a quella persona l’autorevolezza del dominante.
Sono condizioni proprie, non visibili, che ci danno il valore, ma in questa realtà vige ancora l‘apparire e scegliendo queste regole ne abbiamo solo un “falso” inconsistente e noioso
luigi
vera essenza,