Anche il più sprovveduto tra noi adepti del Sadomaso che si addentra nelle letture che lo riguardano, si rende conto del perché la figura di De Sade è vista come pericolosa mentre Masoch è inteso come una specie di garzone che passa cercando di mettere all’incasso ciò che ha già seminato, come sacerdote laico della Rivoluzione francese, il marchese de Sade.
De Sade non vuole compromessi con i valori borghesi del passato, ma per vedere realizzata la sua liberazione integrale dell’uomo egli si avvalse della dottrina marxista e della psicoanalisi di Freud, non certo del libertinismo doloroso dell’ancella Masoch.
Il ricongiungimento, postumo per De Sade, tra le tesi di Reich e quelle che avevano preso le mosse dallo spettacolo della libertà offerto dalle fantasie del marchese De Sade, legato all’Illuminismo di Diderot e Voltaire; Sade/Freud e Reich rappresentano un unico movimento intellettuale che unirà la rivoluzione marxista con quella sessuale attaccando le fondamenta della società occidentale.
Non c’è seduzione in Masoch, egli ha contro di sé ben cinque nemici completamente differenti tra loro che, tuttavia, convergono nel desiderare il suo tramonto: il neopuritanesimo, la pornografia, l’istituzionalizzazione delle perversioni, la Raunch Culture (ai giorni nostri la raunch culture è, ad esempio, la mentalità che fa da sfondo al serial Sex and the City,che ha generato un’ alterazione profonda della psicologia femminile convenzionale, prima ancora che dei comportamenti. Nell’adorazione e uso del corpo, nel narcisismo e nell’indulgenza nei confronti delle proprie qualità individuali, affrancando cinismo verso concetti come amore e strutture come la famiglia) e le dipendenze.
A De Sade si oppone il puritanesimo che non è solo ipocrisia, ma come il neofondamentalismo, lo affronta nei suoi aspetti più inquietanti proprio perché De Sade è complementare alla perdita di dignità della vita sociale e collettiva in Occidente.
In altri termini, De Sade e la diffusione massiva della pornografia sono le due facce di un’unica medaglia: mentre la rivalità mimetica di Masoch, per cui al moralismo fanatico di massa si oppone un altro moralismo fanatico tutto interiore, è la pura ostentazione, del trash, dell’osceno, del disgustoso, che mira a destabilizzare non le società repressive ma un rapporto privato normato e chiaro e di reciproca soddisfazione ( in effetti il buon anarchico Stirner
crepa ben prima di Masoch) Il confronto quindi tra De Sade e Masoch è già deciso. Vanno in soffitta senza clamore i tre grandi “maestri del sospetto”, su cui si è costruita gran parte del pensiero filosofico del secondo Novecento, Marx, Nietzsche e Freud, sostituiti da un semplicismo e da una ingenuità disarmanti che si è tentati di considerare come una manifestazione di torpore
(il numbing effect di cui parla McLuhan).
Sbaglia chi identifica il sadismo come una specie di neopuritanesimo dogmatico del dolore, ma sbaglia anche chi confonde Masoch con un’irragionevole desiderio di subire del male perché Masoch non ritiene che la ragione abbia terminato il
suo compito e che perciò non ci sia più nulla da ricercare, ma codifica un rapporto che è una forma di ragion pigra, cioè di quel ragionamento che persuade all’inerzia e quindi alla ripetitività.
I seguaci del pensiero dei due nemmeno sospettano che la ragione abbia un compito e che la sua attività consista nel lavoro dell’interpretazione.
In effetti il populismo pornografico ha messo in soffitta i maestri dell’immaginazione erotica: non solo Bataille e Klossowski, ma perfino Sacher Masoch e Sade, che attribuivano un ruolo essenziale alla mediazione linguistica perchè ci si appassiona eroticamente solo attraverso il racconto delle passioni altrui.
Ecco quindi l’insegnamento sadiano: il libertinaggio si distingue
fondamentalmente dalla pornografia, nasce nello spazio immaginario del racconto del desiderio altrui e si compie nella ripetizione rituale di un modello assunto dall’esterno.
Il populismo pornografico di Masoch invece suppone una immediatezza spontanea che finisce col condurre alla desesualizzazione o al ribrezzo neopuritano nei
confronti del sesso.
Neopuritanesimo e pornografia quindi mirano secondo tattiche opposte allo stesso fine: la scomparsa della ragione e dell’immaginazione.
Se neopuritanesimo e pornografia sono i nemici morali della seduzione sadiana, l’istituzionalizzazione delle perversioni (con l’eccezione oggi della pedofilia legata agli atteggiamenti legislativi, ma non certo sufficienti, purtroppo,per le pulsioni degli adepti ) e la Raunch Culture (che è la forma aggressiva e spudorata del
femminismo) sono i suoi nemici politici.
Oggi la proletarizzazione ha trasformato la perversione in un diritto civile, l’ha privata della sua “aura” trasformandola in una noia mortale; il risultato è noto ed è la concentrazione di tutto l’ambito della trasgressione proprio sulla pedofilia e sulla violenza.
Per fare i colti, usando l’inglese come per leccare un gelato, bisogna”give the devil that is his”e se gli si dà troppo poco, il diavolo se lo riprende da un’altra parte.
Questa polarizzazione della sessualità tra comportamenti legali e illegali genera una zona grigia che è opportuno rimanga tale e che va trattata con l’esprit de finesse, non con l’esprit de géométrie.
Nella zona grigia c’è la problematica della prostituzione su cui il sociologo tedesco Georg Simmel scrisse agli inizi del Novecento pagine attuali, il ruolo fondamentale dello sterco del demonio – il denaro – nelle relazioni sessuali che è sentita come una questione così delicata che la criminalizzazione di chi si prostituisce spontaneamente e/o del suo cliente ha implicazioni socio-
politiche destabilizzanti per la società occidentale nel suo complesso.
Con la Raunch Culture – termine che il libro di Ariel Levy Female Chauvinist Pigs: Women and the Rise of Raunch Culture ha reso popolare – si assiste alla resa incondizionata del femminismo all’ideologia del consumismo neo-liberale e alla mercificazione completa dell’immagine del corpo, secondo i dettami di ciò
che i francesi chiamano la pornoïsation pubblicitaria, il contraltare di tutto ciò è la proposta di punire legalmente come sexual harassment ogni manifestazione di galanteria.
Ma questa non è la vittoria postuma del divino Marchese e della sua società dove tutto è permesso?
Ancora oggi la causa di questa situazione sconfortante, nella quale fenomeni opposti si sostengono a vicenda, è più profonda e non è di natura morale e tanto meno politica, ma appartiene all’ambito della psicologia.
Il posto occupato in passato dalle perversioni è stato preso dalle dipendenze (addictions), la cui dinamica è completamente differente dalle patologie studiate da decenni dalla filosofia, dalla critica letteraria e dalla psicoanalisi e dalle religioni.
Nel momento in cui la seduzione, come la perversione, è un dispositivo psicologico che porta attesa, sospensione, transito, mediazione e ritualità c’è il tempo e il metodo del controllo.
La dipendenza invece esige di annullare la temporalità: non è più desiderio, ma bisogno impellente e incontrollabile (craving) che chiede di essere placato
immediatamente.
Non c’è più tempo per un processo lento e complicato come la seduzione, che èstrettamente legata agli aspetti qualitativi dell’esperienza e con il desiderio, body rent, tramonta anche il piacere.
La stessa mancanza di sensazioni piacevoli ha cambiato nome e caratteristiche: non è più afanisi, ma anedonia tanto che Verena von der Heyden-Rynsch, autrice di un libro molto seducente che si intitola “La passion de séduire”, incontra difficoltà a trovare degli esempi attuali.
Così noi e i temi su cui ci focalizziamo continuano ad essere inattuali e intempestivi (nel senso che Nietzsche ha dato all’aggettivo “unzeitgemäss”), ma proprio dal fatto che il cammino sia impervio, stretto tra puritani e donnine, tra pseudo-moralisti e pseudo-trasgressivi, c’è la spinta che mi porta a proseguirlo.
Il faut reculer pour mieux sauter.